Giochi di Coppia

Quando la passione ti accompagna....

CUCKOLD

12/13/20233 min leggere

Era tutto il pomeriggio che parlavamo delle nostre fantasie, il mio compagno al lavoro e io a casa.
Mi ero già masturbata tre volte ma non era bastato a soddisfarmi.
Lui lo aveva capito e questo era un problema, perché quando partiva tra di noi la chimica del sesso non c’era limite a quello che potevamo fare.
A un certo punto mi arrivò il suo messaggio: “voglio che ti metti un abito corto, tacchi altissimi e senza mutandine. Sto facendo arrivare un single con cui mi sono scritto, si fermerà nel parcheggio e dovrai salire sulla sua macchina, rimanendo sempre al telefono con me.”
Per noi questa era una cosa nuovissima, raramente coinvolgevamo qualcuno nei nostri giochi.
Essere da sola con uno sconosciuto era una cosa nuova, pericolosa.
La figa mi iniziò a pulsare come se una lingua mi stesse leccando il clitoride. Iniziai a tremare all’idea.
Gli chiesi se era serio e mi rispose di sì, che voleva che facessi la puttana per lui con un altro uomo.
Di giorno, in un parcheggio molto frequentato.
Io ci pensai e gli dissi che lo avrei fatto, ma che mi sarei limitato a segargli il cazzo.
Lui mi rispose che andava bene, ma dalla sua voce capivo che non ci credeva.
Scelsi un abito molto sexy, 15 centimetri di tacco e mi truccai.
Il rossetto sulle mie labbra, già molto evidenti, era fortissimo e mi dava l’aria da troia come voleva lui.
Il mio clitoride, senza le mutandine, sfiorava il vestito eccitandomi sempre di più.
Mi chiamò il mio compagno e mi disse dove dovevo andare.
Usciì.
Erano le 18 del pomeriggio e c’era molta gente in giro, sentivo gli occhi degli uomini su di me e immaginavo i loro cazzi che diventavano duri nei pantaloni guardandomi.
Ero agitatissima e bagnata.
Mi incamminai rimanendo al telefono con il mio uomo che mi guidava, dicendomi che dovevo fare la puttana e che voleva sentire tutto.
Mi disse quale macchina cercare e la vidi.
Apriì la portiera e salì.
Lui era un ragazzo giovane, doveva essere la prima volta che giocava perché si capiva che era in imbarazzo.
Il mio compagno gli aveva ordinato di non parlare e lui stava in silenzio, ma i suoi occhi dicevano tutto.
Io ero al telefono e ubbidiente a quello che mi veniva detto di fare sollevai il mio vestito, facendogli vedere la mia figa depilata.
Intanto continuavo a raccontare al telefono tutto quello che succedeva.
Presi la mano dello sconosciuto e gliela appoggiai sulla mia figa, bagnatissima.
Lui aveva già il pene di fuori, duro, e si segava guardandomi.
Cambiammo posto perché a fianco era arrivato un furgone.
L’autista aveva visto tutta la scena e mi aveva sorriso. Avrei voluto scoparmi anche lui in quel momento.
Nonostante quello che avevo detto, come aveva immaginato il mio uomo, iniziai a slinguarlo senza smettere di toccargli il cazzo ormai lucido.
Dissi al mio uomo che mettevo giù il telefono per fare un video mentre lo masturbavo e così feci.
Ma non solo: scesi con la testa sul suo cazzo e iniziai a baciargli la cappella gonfia.
Il suo uccello si indurì ancora di più al contatto delle mie labbra e lo sconosciuto iniziò ad ansimare.
E allora lo feci: lo presi tutto in bocca e iniziai a succhiarglielo, incurante della gente che passava.
Il sapore del suo cazzo fu come un afrodisiaco, mi toccai e venni con il suo pene duro bagnato dalla mia saliva, la mia lingua che correva sul suo glande.
Sentii che stava per venire e allora mi fermai, anche se mi sarebbe piaciuto ingoiare tutta la sborra come faccio di solito.
Gli diedi un bacio e uscii dalla macchina, lasciandolo supplicante con il cazzo congestionato pronto ad esplodere, sapendo che in quel momento avrebbe pagato qualunque cosa per poterlo mettere dentro la mia figa.
Chiamai subito il mio compagno e gli raccontai tutto, nel dettaglio.
Di come ero stata puttana e del pompino che avevo fatto a uno sconosciuto.
Tornai a casa e mi masturbai tantissimo.
Al ritorno lui entrò in casa e non mi salutò nemmeno, mi prese e mi sbatté sul tavolo, tenendomi le mani.
Il suo grosso cazzo entrò dentro in un colpo solo, spaccandomi la figa, e iniziò a scoparmi dicendomi che ero la sua troia.
Sentivo i suoi coglioni che mi sbattevano sul culo, infoiato come non mai, tutto il suo uccello dentro di me.
Venni più volte.
Alla fine mi prese, mi mise in ginocchio e mi sborrò sul viso e sui cappelli.
Leccai le ultime gocce di sperma dalla sua cappella e mi alzai, sorridendo.
Eravamo stati complici perversi nel nostro gioco e questo ci aveva reso ancora più uniti.
E io avevo succhiato due cazzi in poche ore…